La strega famosa in tutto il mondo
I (non troppo) dolci troll islandesi e la strega giapponese: alla scoperta delle befane mondiali
Quale bambino non conosce la storia della Befana, che entra nelle case a portare dolci ai più buoni e carbone, seppure di zucchero, a chi è stato cattivo?
Una figura doppia: buona e portatrice di sorprese e doni, che mantiene vivo lo spirito del Natale ancora per un po’; cattiva e che punisce simbolicamente chi buono proprio non è stato, e che alla fine porta via con sé tutte le feste, facendoci tornare alla nostra noiosa normalità.
Ma chi è davvero la Befana? Dove nasce? Perché indossa il tipico vestito da strega? E perché gira a cavallo di una scopa? E, soprattutto, la Befana è la stessa Befana in ogni paese?
La storia della befana, che discende da tradizioni magiche precristiane, inizia nella notte dei tempi e si festeggia da sempre nel giorno dell’Epifania, che solitamente chiude il periodo delle vacanze natalizie.
La Befana, nell’immaginario collettivo, è una vecchietta con il naso lungo e il mento aguzzo, che nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, a cavallo di una scopa, e sotto il peso di un sacco stracolmo di giocattoli, cioccolatini e caramelle (sul cui fondo non manca mai anche una buona dose di cenere e carbone), vola sui tetti e, calandosi dai camini, riempie le calze lasciate appese dai bambini. Questi, da parte loro, lasciano, in un piatto, un mandarino o un’arancia e un bicchiere di vino. Racconta la leggenda che il mattino successivo, oltre ai regali e al carbone per chi è stato un po’ più cattivo, i bambini trovino sempre il pasto consumato e l’impronta della mano della Befana sulla cenere sparsa nel piatto.
Nella Tradizione cristiana, invece, si segue l’etimologia del termine Befana, che deriva dal greco ἐπιϕάνεια (epifania) ovvero “apparizione” o “manifestazione” probabilmente nella persona di Gesù. È considerata la festa che rievoca la visita dei Re Magi al Bambin Gesù nella notte tra il 5 e il 6 gennaio. Baldassare, Gasparre e Melchiorre, i sacerdoti che secondo la religione conoscevano la scienza e la teologia, i Re, guidati dalla stella cometa che portarono a Gesù i tre doni: l’Oro, il metallo più prezioso; l’Incenso, un profumo che viene bruciato; la Mirra, una crema profumata che serviva per imbalsamare i morti.
La nostra Befana ha davvero poco a che fare con la tradizione cristiana: allora come ci siamo arrivati?
Leggenda vuole che in una freddissima notte d’inverno, mentre seguono la stella cometa nel lungo viaggio per arrivare a Betlemme da Gesù Bambino, i tre Re Magi a un tratto vedono scomparire la stella. Non riuscendo più a trovare la strada, chiedono informazioni a una vecchietta che indica loro il cammino. I Re Magi quindi la invitano a unirsi a loro ma, nonostante le insistenze, la donna rifiuta.
Una volta andati via, però, la vecchietta si pente di non averli seguiti e, riempito un sacco di dolci, si mette a cercarli, purtroppo senza successo. Inizia allora a bussare a ogni porta, regalando a tutti i bambini che incontra i dolci che ha con sé, nella speranza che uno di loro sia proprio Gesù Bambino. Ed è così che ogni anno, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, la vecchina si mette alla ricerca di Gesù e si ferma in ogni casa dove c’è un bambino per lasciare un regalo, se è stato buono, o del carbone, se invece è stato cattivo.
Le leggende però cambiano anche a seconda del paese.
In Islanda, ad esempio, i bambini cattivi non ricevono solo del carbone. Tradizione vuole che con l'arrivo del Natale calino sull'isola anche le tenebre del regno di Grýla, una temibile Troll di montagna che, assieme a suo marito Leppalúði e ai suoi 13 figli jólasveinar (i ragazzi del Natale), terrorizza i bambini di tutto il Paese. Alcuni la chiamano la strega del Natale, ma quel che è certo è che non si tratta di un Troll qualsiasi, ma di un personaggio che sin dal medioevo rappresenta un grande spauracchio per tutti i bambini. Secondo la leggenda, durante il periodo natalizio, Grýla esce dalla sua caverna nelle montagne e scende in paese per scovare tutti i bambini che si sono comportati male durante l'anno, per poi cuocerli in un pentolone in cui fa sobbollire un delizioso stufato per lei, suo marito e i loro 13 figli. I bambini islandesi sono terrorizzati che Grýla li mangerà!
Oggi però, la figura di Grýla e dei suoi 13 figli, gli Yule Lads, si è molto addolcita: i bambini trovano dei doni nelle loro calzette appese per casa, lasciati proprio dai figli di Grýla.
In Italia, invece, la Befana, da Nord a Sud, ha tanti nomi: Donnazza a Cadore, Pifania a Comasco, Marantega a Venezia, Berola a Treviso, Vecia a Mantova...
Spesso viene celebrata la sua fine: viene portata in giro su un carro e poi bruciata in piazza (capita in Toscana, Emilia Romagna e Ticino). Il rito di bruciare la “vecia” ha due significati. Il primo è che nella bruttezza della Befana è racchiuso tutto il brutto dell’anno trascorso che viene quindi cancellato; il secondo è che il fuoco su cui brucia evoca la luce solare di cui si auspica il rapido ritorno dopo il solstizio invernale.
E in America? Cosa sanno gli americani della Befana? L’Epifania si festeggia in America? La risposta è no. Gli americani non festeggiano l’Epifania. Negli USA infatti la tradizione delle calze appese al camino è tipicamente natalizia. È Babbo Natale, e non la Befana, a riempire di dolci le calze dei bambini e a fargliele trovare la mattina di Natale piene di dolci e regali. Probabilmente solo i cattolici partecipano alle messe previste per il 6 gennaio, e forse gli americani di Little Italy, rispetteranno in qualche modo la tradizione dell’Epifania, ma tutti gli altri americani non conoscono affatto questa festività.
La Befana, in Francia, non è nel calendario delle festività, per cui viene celebrata la prima domenica di gennaio, indipendentemente dalla data in cui cade. Per festeggiarla, nei giorni antecedenti e seguenti la domenica stabilita, i francesi cucinano un dolce all’interno del quale inseriscono una fava. Chi la trova nella sua porzione avrà fortuna tutto l’anno e verrà eletto re o regina della casa per un giorno. Il dolce più usato è la galette des rois, una torta farcita di crema e mandorle.
In giapponese Befana viene tradotto con Majou [魔女] (Akuma o donna ) ma che letteralmente significa Strega e non Befana. Nella tradizione giapponese, non esiste questa festività ma, la figura della Strega che cavalca la scopa "Houki" [箒] è presente oggi anche in Giappone.
In Russia invece in occasione del giorno dell'Epifania, il 6 gennaio, si celebra il Natale ortodosso. Durante questa ricorrenza i bambini sono in trepidante attesa di ricevere i loro regali, portati secondo il mito da Babbo Natale, chiamato Padre Gelo, accompagnato da Babuschka, una simpatica vecchietta.
A partire dal IV secolo d.C., la Chiesa di Roma cominciò a condannare tutti riti e le credenze pagane, definendole un frutto di influenze sataniche. Queste sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni, che sfociarono, a partire dal Basso Medioevo, nell'attuale figura il cui aspetto, benché benevolo, fu chiaramente associato a quella di una strega: non a caso, fu rappresentata su una scopa volante, antico simbolo che, da rappresentazione della purificazione delle case e delle anime, in previsione della rinascita della stagione, fu successivamente ritenuto strumento di stregoneria anche se, nell'immaginario, la Befana cavalca la scopa al contrario, cioè tenendo le ramaglie davanti a sé.
Il più Grande interrogativo rimane però: è giusto considerarla una Strega? O resta semplicemente la Befana? Seppure l’aspetto e alcune tradizioni ci riportano ad associarla a una Strega, pensandola come una gentile vecchina che porta doni e dolci ai bambini è difficile che poi nell’immaginario comune sia così.
Quindi BEFANA O STREGA ? Non ci resta che lasciare a voi questo interrogativo, e a ciò che tramanderete attraverso il racconto che più vi è piaciuto!
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